Passport (Ungheria - un film di Péter Gothàr)
Ucraina. La difficile storia di unim-possibile famiglia. La ricerca di un passaporto ed un matrimonio, quello tra Elizaveta e Jozsi, tragico, disperato, ungherese. Messosi in viaggio attraverso il territorio russo per sposare Elizaveta, lungherese Jozsi (lattore Eniko Borcsok) si rivelerà un incubo umano. I due sono più che una coppia di personaggi, sono le cancerose stimmate del contrasto: violenza, alcool, solitudine, il maschio Jozsi, vita, lavoro, solidarietà la donna Elizaveta. Scontro di sessi in cui emerge la positività femminile davanti ad uno scenario quasi senza tempo, lo spaccato di una campagna disumana. Girata quasi tutta in digitale, è una via di fuga lopera tirata del regista Gothàr (color seppia la pellicola) legata allimmagine del passaporto condiviso tra Elizaveta e Joszi, personaggio sul quale si abbatte la cinica ironia del regista, capace di strappare un sorriso amaro allo spettatore inerme di fronte alla esasperante violenza di questo alcolizzato triste e ridicolo come gli attori cari al cinema nostrano di Ciprì e Maresco. Il film a tratti è proprio bello.
Fading light - Attraverso gli occhi della musica (Grecia - un film di Vassilis Kouros)
Ladolescenza artistica di Cristos, il talento di un bambino ostacolato da una madre premurosa per il proseguo dei suoi studi e unisola dellEgeo che ben si presta alle fotografie da cartolina. Una malattia degli occhi rende difficile la determinazione di una scelta importante sul futuro di questo bambino cosicché le sue guide diverranno la passione del guardiano del faro (a cui fa riferimento il titolo del film) per lo stesso strumento musicale di Cristos, il violino, e la delicatezza di una maestrina di scuola disposta a scontrarsi con lottusità della madre di Cristos. Una storia che sa di già visto ed una fotografia facile che esalta il paesaggio insulare, musiche sonnolose, a tratti esacerbanti, non danno ritmo ad un film esteticamente bello come il mare della Grecia, ma pesante come un film greco.
Come, sweet dead (Austria - un film di Wolfang Murnberger)
Il regista stampa su pellicola unibrida guerra fra ambulanze in lotta fra loro per assicurarsi il trasporto e le cure a diabetici in fin di vita, così da poter loro sottrarre lasciti testamentari. Il protagonista Brenner (lattore Josef Hader) impegnato presso una delle due compagnie di soccorso, simprovvisa detective. Coprendosi da un lato con la critica al sistema sanitario e dallaltro con la scelta di un film dazione, il prodotto finale rimane, come si suol dire per gli uomini colti in fallo, con una mano dietro ed una avanti. Sempre alla ricerca di ritmo, ma senza rispetto dei tempi narrativi, con interni poco curati ed una storia traghettata fino allultimo ciak dalla voce narrante di Brenner, il film sarebbe a nostro avviso già pronto per il mercato televisivo ed a contenderselo potrebbero accorrere solo Italia1 o Raidue per la serata del martedì.
Gitano (Spagna - un film di Manuel Palacios Gonzales)
Insulso menage a troi tra Laetitia Casta, Joaquin Cortes e Manuel Gonzales, i primi due come attori e lultimo come regista di questo film. Gitano è un esempio di cinema che racconta una storia vera (di Arturo Pérez-Reverte) e che riesce a renderla completamente incredibile e banale. Linizio vede il musicista di flamenco Andrés Heredia (il ballerino Joaquin Cortes), il gitano in questione, accusato di un crimine non commesso
il resto è che una volta in libertà egli è pronto a vendicarsi, secondo le regole dei gipsy. Musiche latine frammentano il film ogni 7-8 minuti, tra i quali spezzoni si salvano solo le grazie dellattrice francese ed una scena nella quale la stessa è presa a pugni in faccia dal ballerino Cortes. Nel suo complesso da dimenticare.
Porno film (Slovenia - un film di Damjan Kozole)
Kozole, (il regista vero) appartiene a quella generazione di studenti che vide e animò le scintille del movimento studentesco universitario a Lubiana negli anni 80 e che diede voce alla protesta delle pagine della rivista Bladina. Si era gia più volte cimentato con il cinema di genere occidentale, ed in particolare con il suo primo film Relington sembrava preferire imprese poliziesche care ad un certo cinema francese degli anni 60. Tuttavia la Slovenia ha potuto contare su un sistema televisivo ed audiovisivo proprio di una tv di stato nel quale sono stati forgiati ed allenati i talenti nazionali. Coprodotto dalla televisione slovena quindi, e questo la dice lunga sulle vere intenzioni di questo film, ecco un ulteriore esempio di cinema nel cinema, questa volta costruito attorno ad un set di film porno. La macchina da presa si allontana spesso dai protagonisti, Charlie, Frank e John (nomi appositamente americanizzati) per nascondersi più volte dietro oggetti o angoli coperti, un po per evitare le limitazioni degli attori ed un po per dare un senso di particolarità ad interni che mancano assolutamente di fotografia. Luso della voce narrante e la frammentazione del film in diversi titoli sono le parole che mancano al protagonista (guarda caso proprio il regista del film porno) per rendere palpabile la sua insicurezza. Un finale inaspettatamente più cinico del previsto salva in extremis un film che si racconta sempre in anticipo mentre amore, lavoro ed incapacità di godere della felicità una volta che questa è raggiunta sono i temi che il film vorrebbe meglio esprimere ma che non emergono da questa melassa slovena infarcita di equivoci balcanici.
Mechanism (Jugoslavia - un film di Djordie Milosavljevic)
Il sottotitolo "the good , the bad, the evil" ci riporta alla mente qualcosa di già orecchiato. In un paesaggio alienato e disabitato si intrecciano le storie di tre personaggi. Un giorno in un gelido inverno sono da sfondo alle azioni di un insegnante, un killer ed un reduce di guerra. Apparentemente nessuna relazione fra i tre. Il film, dalla interessante sceneggiatura, è semplice come vuole luso di badget limitati e non ostentatamente sfarzosi. Tra la sperenza, la fede e lodio ingiustificato sono seduta allo stesso tavolo.
Tra due donne (Italia - un film di Alberto Ferrari)
Guardando bene il viso dellattore principale Gianmarco Piacentini, al quale è affidato il difficile ruolo dinterpretare una storia scritta da Imbriani e riadattata al 1914, vien voglia di alzare le mani e di dichiarasi in arresto. Al suo primo lungometraggio il regista Ferrari affronta una storia in costume, quella di Maurizio Della Morte, militare occupato più nel correre tra una donna e laltra, Redegonda (Alessandra Casella) e Almerinda (Francesca Giovanetti), che nel pagarsi i debiti di gioco. Sempre colpevole delle scelte della sua vita, alla fine ne sarà comunque felice. Potrebbe esserci qualcosa di Chekov in questo film in costume che sa troppo di sfida personale dello stesso regista; a guardare bene poi la poca cura del tutto, ci è sembrata una sfida persa.
Envy of gods - Linvidia degli dei (Russia - un film di Vladimir Menshov)
Oscar come miglior film straniero nel 1981 con Mosca non crede alle lacrime, Vladimir Menshov racconta con ironia la vicenda di una coppia da ultimo tango a Mosca, ambientata nel 1983. Tradimento ed innocui equivoci (sceneggiatura dello stesso Menshov) sono gli ingredienti della relazione tra Sonya (lattrice Vera Alentova moglie dello stesso regista) e Andrè, giornalista parigino di lavoro a Mosca (Alexander Feklisov). Imponente cameo di Gerard Depardieu, divertente in lingua originale con il suo francese strabordante a tavola con la famiglia di lei. Menshov è un buon regista russo che molto guarda al cinema occidentale. Citato fin troppo Lultimo tango a Parigi di Bertolucci, il film convince poco quando cade sulla banalità dei dialoghi che affrontano il conflitto tra est ed ovest. Divertenti le trovate dei due protagonisti danzanti, immaginate come se non più care al solo cinema surreale e luso della cinepresa che gira attorno allabbraccio dei due, posizionato su un piedistallo rotante che ben rende il senso disolamento verso il quale vuole fuggire la coppia damanti.
a cura di Ofelia Nunzi e Mario Bucci
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