Il
giardino delle vergini suicide. Sofia Coppola. 1999. USA.
Attori: James Woods, Kathleen
Turner, Kirsten Dunst, Josh Hartnett, A.J. Cook, Hanna Hall, Leslie Hayman,
Chelse Swaim
Durata: 95’
Titolo
originale:
The virgin suicides
Cittadina del Michigan. Stati
Uniti. Una coppia di rigidi genitori ha cinque belle figlie. La più piccola ha
tredici anni mentre la più grande diciassette. Tutte e cinque frequentano la
stessa scuola dove, tra l’altro, insegna anche il padre. I ragazzini hanno
perso tutti la testa per almeno una delle figlie, ma la più attraente di tutte
è Lux ed è quella irraggiungibile. Dopo un tentato suicidio della più piccola,
la famiglia si rivolge ad uno psicologo che consiglia loro di organizzare una
festa. L’appuntamento non risolve la sua tendenza depressiva, che si suicida
gettandosi dal balcone. Il lutto sconvolge la famiglia e salda ancora di più i
rapporti tra le sorelle. Trip, il ragazzo ribelle della scuola, riesce ad
ottenere dal padre delle ragazze il permesso di portare Lux al ballo della
scuola e di far uscire le altre tre con altrettanti suoi amici. Di ritorno
dalla festa si ritirano tutti tranne Lux che, dopo aver perso la verginità con
Trip, fa rientro a casa all’alba. I genitori delle quattro ragazze sono
sconvolti e decidono di ritirare le figlie da scuola. Segregate in casa le
quattro bionde chiedono aiuto ai compagni di scuola che vivono di fronte a casa
loro ed una sera, quando questi hanno il coraggio di avvicinarsi alla casa,
scoprono che tutte e quattro hanno scelto il suicidio.
Esordio dietro la macchina da
presa per Sofia Coppola con un film che non dispiace ma che purtroppo non
entusiasma più di tanto. Crisi femminile adolescenziale, distanza dalla
maturità maschile, bigottismo famigliare e suicidio come morte sociale di una
famiglia di sorelle sono temi che la regista cerca di affrontare con una giusta
distanza ma con un difetto, tuttavia giustificabile essendo la prima opera, di
eccessiva presenza dei messaggi (ripetute inquadrature sui crocifissi
per denunciare il bigottismo della famiglia, il padre delle ragazze che parla
più facilmente con le piante piuttosto che con loro, l’epurazione dei dischi
rock, e tanti altri messaggi diretti). Interessante l’indagine sul mondo
adolescenziale e sul difficile rapporto tra interpretazioni maschili e
femminili della crescita: le interviste ai protagonisti adulti inserite ogni
tanto nel percorso della sceneggiatura contribuiscono a parlare di una scelta
ancora incomprensibile. Non vi sono particolari tecnici esaltanti per questo
racconto ispirato dal romanzo Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides,
giustificabili (forse) dalla giovane età della regista.
Bucci Mario
[email protected]