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Stava per ricominciare a radersi quando lo vide per la seconda
volta. Seduto, con aria indifferente, in una poltrona, le gambe
allungate e i piedi su una sedia, intento a pulirsi le unghie
con un bisturi, a pulirsele minuziosamente, c´era Jack lo Squartatore. Era la sua immaginazione, l´immaginazione
di Fernando, o una densa bruma lo avvolgeva sempre? Benché, naturalmente,
se si trattava di formulare domande ce n´era una che precedeva
tutte le altre: era la sua immaginazione o era davvero Jack lo
squartatore quello seduto nella sua poltrona? Decise di non porsi
questa domanda. O, almeno, di non lasciare che questa domanda
lo assillasse. Accidenti, perché concedere tanto al buonsenso?
Perché non accettare, con umiltà, un fatto così impossibile, così
assolutamente folle come quello, evidente ai suoi occhi, della presenza di Jack lo
Squartatore? «Dove stai andando?» chiese Jack. Fernando cominciò a farsi il nodo alla cravatta. «Alla Todofilm» rispose «È una casa di produzione e distribuzione di film. Lavoro in archivio e servo il caffé alle riunioni della direzione». Jack sorrise con ironia e anche con una punta di disprezzo. «Vita affascinante, la tua» commentò. Fernando sospirò infastidito ma niente affatto rassegnato. «Lo so benissimo, Jack» ammise. «Non c´è film più noioso della mia stessa, triste esistenza» . Jack continuava a pulirsi le unghie, circondato da quella bruma. Il bisturi scintillava. «Sai cosa facevo io quando mi annoiavo?» Fece una pausa. Guardò Fernando. Disse: «Ammazzavo una prostituta, La squartavo. Le strappavo i reni. Ne sezionavo uno in due parti. Metà la friggevo e me la mangiavo per cena. L´altra metà la mandavo alla polizia». Sorrise con piacere e aggiunse: «Quelle mie monellerie li facevano inorridire» |
(Los Crimenes de Van Gogh, di José Pablo Feinmann, 1994, trad.it. di Gina Maneri, Cinebrivido Marcos y Marcos, Milano 1998, pag. 33) |