Prima giornata, 15 gennaio 2003
Rieccoci, un anno dopo, nella Terra di Mezzo.
Cosa è cambiato? Sicuramente non c'è più quella
incosciente innocenza con cui eravamo partiti. Fosse solo perché
in questi dodici mesi le visioni si sono moltiplicate, grazie anche
alle due splendide edizioni in dvd. Forse perché dopo quel
primo, indimenticabile viaggio quelli come me che mai, colpevolmente,
si erano avvicinati all'opera di Tolkien, han voluto appropriarsi
del testo di partenza.
Fatto sta che siamo dove eravamo eppure tutto è diverso.
Noi, ma anche e soprattutto loro.
Il signore degli anelli, di Peter Jackson - Le
due torri
Il mondo che si apre agli occhi di Frodo dopo il breve
flashback della caduta di Gandalf nelle miniere di Moria è
un mondo diverso. Le location del primo capitolo della saga, la
Contea, Rivendell, Lothlorien sembrano lontane anni luce. Le prime
inquadrature ci mostrano da subito, implacabili, questo cambio di
prospettiva: alla fotografia calda, accogliente e luminosa del primo
capitolo si sostituisce una fotografia fredda, livida, dai colori
glaciali (anche quando torniamo a vedere, brevemente, Rivendell,
non è che un pallido ricordo dello stupefacente scenario
de La compagna dell'anello: è fredda, spenta, un luogo dal
quale si parte, forse per sempre). Siamo sulle pendici dell'Emyn
Muil, alle porte di Mordor. La terra del Male, dell'Oscuro Signore.

Così, da subito, Le due torri segna le distanze
da La compagnia dell'anello.
Non sarà diverso per le altre location: dalle terre di Rohan
a quelle di Gondor, dalla Torre di Isengard alla foresta di Fangorn,
sempre vedremo predominare colori freddi, atmosfere tetre, ambientazioni
cupe.
E insieme alla fotografia cambia il "modus narrandi":
al viaggio, alla introspezione psicologica di personaggi diversissimi
tra loro eppure profondamente uniti si sostituisce il racconto corale,
quello dell'aspra battaglia. Le inquadrature di ampio respiro, i
campi lunghi e lunghissimi predominano sui primi piani (il che implica
ovviamente un lavoro molto più importante e preciso nella
messa in scena). Le emozioni, abilmente messe in gioco, non coinvolgono
più il singolo, se non in minima parte (si pensi alla forte
differenza di pathos emotivo tra la scena della caduta di Gandalf
ne La compagnia dell'anello e quella della caduta di Aragorn ne
Le due torri).
Se La compagnia dell'anello ci aveva ricordato Ulisse e l'Odissea,
Le due torri ci fa pensare piuttosto all'Iliade. Ne Le due torri
i veri protagonisti sono gli eserciti in battaglia, la gente di
Rohan, quella di Gondor. Gli orchi di Isengard. Gli Ent dei boschi.
Se un singolo si erge, in questo racconto corale,
non è Frodo, non è Gandalf, non è Aragorn,
ma Gollum. Gollum-Smeagol è forse il primo personaggio digitale
della storia del cinema ad avere un ruolo così importante
in un film non d'animazione. Dietro la sua creazione c'è
un lavoro immenso, tanto umano quanto tecnologico. E' al centro
dell'incontro con Matt Aitken, della Weta Film, primo incontro
importante di questa nuova edizione del Future Film Festival.
Matt Aitken è lo sviluppatore dei programmi
di modellazione delle creature digitali de Il signore degli anelli.
La prima cosa che ci mostra sono i bozzetti di un essere umano digitale
e l'voluzione compiuta sul disegno del tessuto muscolare. Questi
bozzetti sono serviti anche per il lavoro su Gollum, cui
si è affiancato un programma molto evoluto per la combinazione
dei movimenti facciali (dotato di ben 220 movimenti diversi) ed
un altro per i movimenti del corpo.
Tuttavia alla base della straordinarietà del
personaggio di Golum c'è un essere umano, un attore inglese,
Andy Serkis, che inizialmente era stato chiamato per prestare
la voce al personaggio (come succede con i film di animazione),
ma che a seguire ha letteralmente "interpretato" il personaggio
di Gollum per tutta la durata del film: lo strisciare tipico di
Gollum, l'arrampicarsi per le rocce, etc, sono tutto frutto della
straordinaria agilità di questo attore, che solo in una seconda
fase è stato rimosso digitalmente dalle inquadrature, o meglio
vi è stata sovrascritta la figura digitale di Gollum. E'
impressionante seguire sullo schermo il processo intero di rendering,
perché si fatica a notare la differenza, Andy Serkis diventa
letteralmente uguale a Gollum (o meglio, è vero il contrario
- il personaggio digitale alla fine sembra più una protesi
dell'attore che altro). Serkis ha prestato anche le sue espressioni
facciali da inserire nel programma di cui si parlava sopra.
Il lavoro sulla mimica facciale è stato se possibile persino
più complesso, perché Gollum è un personaggio
dalla doppia personalità, ha ancora dentro di sé quello
Smeagol che non era stato divorato dall'anello. Aitken ci illustra
la differenza tra i movimenti facciali tipici della parte "Smeagol"
del personaggio (pupille più dilatate, fronte più
ampia, labbra più piene) e della parte "Gollum"
(mascella contratta, occhi ridotti a fessura).
Aitken passa poi a descriverci l'elaborazione di altre creature
digitali, come i "mannari" o i "fellbeast" (gli
uccellacci su cui si muovono i Nazgul), o gli Ent (molto complesso
il lavoro su Barbalbero, personaggio in parte digitale, in parte
meccanico).
Aitken conclude l'incontro descrivendoci il programma Massive, che
è servito ovviamente per realizzare le molteplici scene di
massa del film, essendo impensabile pagare decine di migliaia di
comparse. Il programma appare decisamente evoluto, ogni essere umano
digitale è un agente a sé stante ed ha movenze sue
specifiche. Talvolta addirittura decisamente umane: ci viene infatti
mostrato uno spezzone dove alcuni agenti si allontanano dalla scena
di battaglia, quasi avessere "paura" di combattere.Visti
i tempi in cui ci troviamo c'è da credere che i personaggi
artificiali riescano a volte ad essere più intelligenti di
quelli in carne ed ossa.
Federica Arnolfo
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