SHOEI IMAMURA, Coscienza Critica del Giappone |
o n t i n u a . . . |
Vita e morte, serenità di spirito e squallide unioni sono i contrasti su cui Imamura vuol fare riflettere lo spettatore di Narayama Bushi-ko e a questo proposito inframmezza accoppiamenti di animali ad amplessi di esseri umani, quasi nel tentativo di esprimere che vita, amore e morte fanno parte di un più ampio ciclo vitale della natura, sempre raffigurata come elemento vivo e palpitante e non come paesaggio decorativo. Il sesso, in ogni suo film, è inteso nel senso rituale di irrazionale forma primigenia, per questo a volte egli non risparmia particolari disgustosi, seppur colti con grande rigore documentaristico ed apparente cinismo, al fine di esplorare tutte le perversioni legate all´animo umano. Alcuni critici hanno ipotizzato che le donne di Imamura possono avere in qualche modo influenzato lo sviluppo del "roman poruno", avviato dalla Nikkatsu a partire dagli anni 70, allorché la più vecchia casa di produzione giapponese trovò una via di scampo ad un sicuro fallimento, sponsorizzando la diffusione massificata di questo genere di film "soft-core". Tali argomentazioni non sembrano credibili a partire dal fatto che le eroine di Imamura, animate dalla franchezza dei loro desideri, appaiono come creature innocenti, capaci di cogliere i piaceri sessuali (non per ragioni di carattere pornografico) e non di subirli, e se sono vittime di stupri o di molestie sessuali, dimostrano di saper sfruttare le loro condizioni subalterne per acquisire una maggiore dignità esistenziale. |
![]() La Ballata di Narayama, 1983 |