Perciò: se a qualcuno interessa, si potrebbe prendere in esame il nostro rapporto con il decennio coniugando i discorsi sul cinema con quelli sulla società-cultura-politica, con il mito dell'effimero, dei nuovi ceti, di «Quelli della notte» e quant'altro. Per non fare la figura di quello che tira il sasso e nasconde la mano (stimata banda S. Damiano), mi offro, da vecchio trombone qual sono, di partire con l'affrontare alcuni grossi nomi (come si sarà capito dalla confessione delle mie preferenze), classici e meno classici, ma pur sempre grossi, europei e qualche Usa. Me lo considero un compito per le vacanze e me lo porto nelle pinete e per i bricchi (scusate l'impiego del vernacolo valligiano, un'altra volta userò il livornese ? o meglio, il labronico ? delle mie vere origini). Quindi dopo il 20 agosto conto di ammannirvi queste riflessioni.
Ma le piste di ricerca potrebbero essere anche altre: a me vengono in mente questi capitoli, tutti gravitanti sugli '80: cinematografie emergenti; innovazione tecnologica, pellicola e videotape; esordienti; festival e circuiti paraufficiali; esplosione del genere-remake e del sequel; sparizione quasi totale del documentario (sigh!); formazione di una generazione di cineasti che anziché sui libri o sui fumetti (Resnais) si è formata al cine (Spielberg per tutti). Ma evidentemente ce ne potrebbero essere altri. Chi si offre per i compiti delle vacanze?
Alberto