> >> Heimat (1986), C'era una volta in America (1985), Finalmente Domenica,
> >> La
> >> Messa e' finita, Toro Scatenato....
> >> (continua)
> >>
> >
> >Faccio finta di non aver visto Truffaut lì in mezzo :)
>
> faccio finta di non aver letto questa riga
> si puo' avere un cuore e non amare Truffaut?
>
> PS
> e vorrei aggiungere i capolavori senili didue grandi maestri: Fanny e
> Alexander e L'Argent
piena sintonia con Nico: su Truffaut dissento fraternamente con il mio
amico Maqroll da circa 18 anni (!) e solidarizzo con te.
Fanny e aAlexander non è del miglior Bergman ma è grande, e l'Argent è uno
dei pochi film a dire qualcosa della meccanica che muove le persone. Grande
sensibilità di un ottuagenario (fischiato a Cannes, quel 1983, e accudito
proprio da Truffaut, che morirà pochi mesi dopo) di fronte ai più giovani.
alberto
>> "Shining"
>> (1980), "The Wall" (1982), "Blade Runner" (1982), "Der Himmel uber
>> Berlin"
>> (Il cielo sopra Berlino, 1987), "Full Metal Jacket" (1987).
>
>Saranno le ferie, forse il caldo, sono basito: sono tutti film che ho
>amato. Tutti.
In effetti la cosa stranisce anche me.
Ma magari per ristabilire le giuste prospettive aggiungo alla lista il
Decalogo cap. 1 e 10 (88-89).
Il dieci, in particolare, per chi lo ha visto, mi sembra la storia ideale
per chiudere questo decennio.
Per me gli 80 sono stati la nascita della passione cinefila, passata attraverso un primo approccio "facile" a Allen (ma proprio in quegli anni usciva "Settembre" (abisso del periodo Mia Farrow) e lo spessissimo "Un'altra donna", mentre scoprivo Interiors), poi incontri casuali come Tarkowski insieme a due grandi amici, oppure Carax introdotto dalla bellezza sconvolgente (per me, allora) di Juliette Binoche, "Hiroshima mon amour" mitizzato da un gruppo new-wave, "Liquid Sky" come primo contatto con l'underground e con l'"altra america", insieme al primo Wenders americano, le prime perplessita' sui francesi autoindulgenti e compiacenti verso i centroeuropei che a loro fanno il verso, oscurita' assoluta, purtroppo, per quanto riguarda gli altri mondi, almeno fino a quando, da "studentedicinema" ho cominciato a frequentare i festival.
Non so, nel mio apprendistato mi sono fatto poche domande: perche' chiedersi del documentario, quando a casa c'era Piero Angela (e poi "Sacrificio" che cos'era? un autoritratto piu' sconvolgente delle "Notti Selvagge" di Collard). Pellicola e Videotape erano due opzioni ugualmente lontane e percio' equivalenti nell'orizzonte produttivo personale (solo dopo un'estate di lavoro, verso i 21, ho comperato una Hi8). I festival e le rassegne, per qualcuno che si guarda intorno al cinema, semplicemente erano invisibili; tutti vengono annunciati con pochi giorni di anticipo; i concorsi diffondono comunicati-stampa poco prima delle scadenze di consegna; se non fai uno sforzo notevole per entrare nel meccanismo-cinema, tutte queste occasioni sono velatamente vietate a una fetta di pubblico desiderante ma non del tutto colpevolmente disinformato.
Spielberg non e' "nato" negli anni 80, ma e' figlio della "experience" collettiva di Coppola & co. e se mai si deve identificare, almeno per il cinema americano, una cifra degli anni 80, io ci vedrei l'inizio dell'attuale frammentazione, come reazione proprio alle esperienze anni 70; in quest'ottica, Spielberg ha comunque piantato inconsapevolmente una pietra angolare, una fine e un inizio insieme: guardate i credits del primo "Indiana Jones" (Spielberg, Lucas, Kasdan, Zemeckis...): dopo quest'ultimo raggruppamento, Hollywood non e' piu' stata la stessa...