mercoledì 26 e giovedì 27 - ore 20,30

VOLEVO SOLO DORMIRLE ADDOSSO

 

Regia: Eugenio Cappuccio - Sceneggiatura: Massimo Lolli, Alessandro Spinaci - Fotografia: Gian Filippo Corticelli – Musica: Francesco Cerasi - Interpreti: Giorgio Pasotti, Sabrina Corabi, Giuseppe Gandini, Cristiana Capotondi, Eleonora Mazzoni, Carlo Freccero - Italia 2004, 96’, Mikado.

 

Marco Pressi si occupa di "risorse umane". La multinazionale dove opera gli affida il compito di licenziare oltre un terzo del personale in soli due mesi: un compito che finirà per sconvolgere la sua alienante routine…

 

Mondo del lavoro e del non lavoro. Lo scattante quasi manager Marco Pressi (bravo Giorgio Pasotti) fa il formatore di venditori, a Milano, in una multinazionale francese il cui bugiardissimo motto è "People first". Il motto di Marco è altrettanto fasullo e deprimente: "Mai progetti, solo desideri e obiettivi". Scelgono lui per disboscare l’azienda. Glielo danno loro un bell’obiettivo: farà carriera se riesce a licenziare, entro fine anno, 25 persone (su 90). Da formatore a killer del personale. Marco-Terminator sta con Laura che lo chiama Muerto e gli riassume la questione: "Tu non hai mai tempo per me, vuoi solo trombare e dormirmi addosso". Marco va avanti in automatico e si licenzia dai sentimenti. Vive (vive?) una progressiva atrofia, diventa un precario dell’esistenza, tra convulsi orgasmi casalinghi e sgradevoli colloqui aziendali alla caccia delle 25 vittime. Più manierista che cinico, il film sembra incerto tra i toni della commedia amara e quelli della denuncia sociale. (Bruno Fornara, Film TV)

 

Ispiratore di Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio è Massimo Lolli che a un certo punto della vita ha deciso di travasare la sua esperienza manageriale nel campo delle risorse umane (ultimo incarico direzione del personale alla Marzotto) nella nuova vocazione di narratore. Il titolo del film è lo stesso di un suo libro dove si racconta di un giovane dirigente ambizioso che accetta l'incarico di sfoltire il personale dell'azienda di un certo numero di unità entro una precisa scadenza. (…) Resta la curiosità di sapere, parliamo di Lolli, come possa riuscire una persona per forza di cose profondamente integrata, coinvolta e corresponsabile di ideologie e strategie aziendali a uscire da sé per conciliare la prima parte di sé con un altro sé che racconta le stesse dinamiche con sguardo distaccato, critico, ironico. (Paolo D'agostini, La Repubblica)

 

Il film ha la sua parte migliore quando affronta le tematiche dei difficili rapporti all'interno dell'azienda quando quest'ultima versa in uno stato di crisi. Le interrelazioni e le dinamiche che vengono rappresentate con uno stile asciutto e misurato da Cappuccio sono quelle giuste e rappresentano con un sufficiente stato di approssimazione la realtà. Apprezzabile anche la ricerca sul linguaggio adoperato in tali situazioni che ci propina perle espressive come "rimentalìzzami" o "disagio emotivo". Anche le turbate psicologie dei dipendenti sottoposti ai colloqui "informativi" sono ben descritte così come discretamente approfondito è il travaglio di Marco, il tagliatore di teste, costretto tra il compito impostogli e gli scrupoli morali causatigli dall'attività che deve portare a termine. Dicotomie interiori che lo conducono a stati di coscienza quasi alterati come testimonia la frase che è solito dire a chiunque gli faccia un favore: "Ti stimo molto". Espressione che alla fine del film diventa un vero e proprio tormentone. (Daniele Sesti, www.filmup.com)